destionegiorno
Biografia dell’autore. Maria Antonietta Sansalone è nata e vissuta a Partinico ( Palermo) . E’ una docente formatrice in pensione, ha vissuto con passione una variegata tipologia di esperienze lavorative e socio-culturali (E' stata per un periodo anche Assessore del Comune di Partinico). Ha ... (continua)
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Maria Antonietta Sansalone
Le sue 55 poesie
Tacite voci gridano nell’oblio all’opprimente silenzio
di realtà sepolte in un mare di menzogne,
dentro trame concrete eppur sfuggenti.
Il vero, luce di vita, brucia nella notte della ragione
e tu, visionaria inascoltata,
tenti con foga di sollevare
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Nun è facili ‘nvicchiari cu sintimentu,
lassari iri ‘i pinzera dâ gioventù,
fari paci cu lu ciatu ca nun m’accumpagna
nt’acchianati dî vaneddi dû me paisi.
‘Un haiu chiù tanti ariddi pâ testa
e fici puru paci cu lu tempu ca prima mi nsulintiava:
mi
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Dimentica del moltiplicarsi
delle rughe, tracce dei tempi,
ancora, ancora anelo al suo sguardo,
come usignolo attende
il silente incontro tra notte e alba
per donare soave canto d’amore.
Lì nel lago dei suoi occhi
mi specchio e ritrovo
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| Cammini del bosco
s’inerpicano sulle pendici del monte
ove le chiome degli alberi, fustigate dai venti,
si uniscono in un abbraccio
a custodia degli umani sogni sospesi fra i rami
e strappati al deserto delle menti.
Vi si odono, tra sospiri del
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| Deliri di onnipotenza
nel tragicomico teatro virtuale,
finzioni, illusori volti
di paladino degli onesti
di una povera terra
in attesa di eroi.
Forse un demone ha fatto la tua pentola,
ma il coperchio non ha retto.
Dalle sue crepe fumi di
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| Chi è intrinsecamente servo
è attecchito
in un torbido limbo,
in un fetido brodo di coltura,
nel quale la banalità del male
scolora le vie del bene
e le nasconde
al suo cieco sguardo.
Chi è servo dentro
si specchia nell’altro
per guadagnare
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| Nel mio cammino
ho incontrato la malvagità:
vive in branco
difendendo trasparenti maschere
agli occhi di chi è avvezzo a cercare
e preservare verità e giustizia.
Esteriormente,
agli occhi dei più,
l’ aspetto inganna:
tinge le sue tossine dei
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| Dimentica del moltiplicarsi
delle rughe, tracce dei tempi,
ancora, ancora anelo al suo sguardo,
come usignolo attende
il silente incontro tra notte e alba
per donare il soave canto d’amore.
Lì nel lago dei suoi occhi
mi specchio e ritrovo
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| Quanti siri d’austu
passati a taliari ‘i stiddi,
a cuntarici di tia e di mia!
Dû me cori ca si sbattuliava tuttu
sulu ô pinseri di putiriti ‘ncuntrari,
mentri ariddi e cicali
pruvavanu ‘a megghiu musica
pi ‘ddu jornu sunarinnilla.
Quantu notti a
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| Ho incontrato gli occhi tuoi nel vuoto persi.
Bucavi con incalzante ritmo un bianco foglio,
scaricando la tua celata rabbia verso l’esistente.
Ho tacitamente cercato il tuo sguardo, ne ho colto il sussurro.
Tu, alienandoti, alzavi con foga invisibili
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| Ecco, riconosco in me
l’odisseo richiamo.
Prende vigore dallo spirare di venti gagliardi,
dalla spinta verso quel mare da navigare,
dalla voglia di issare la mia bianca vela
e lasciarmi andare verso ignote acque,
come straniera in viaggio
in un
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| Cinque, sei, sette, otto... segui il tempo, piccola Saharawi,
un passo dopo l’altro, ad ogni tempo un passo.
Cinque, sei, sette, otto...
Torna alla prima posizione e ricomincia.
L’appiccicosa rossa sabbia del deserto
vola sulle scarpette a punta
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| All’improvviso canti
riempiono
la mite aria di armonie.
Ecco, piccole palpitanti
chiazze di tenero verde,
vestire le mie robinie,
cariche di recente linfa
e destatesi dai rigori
del duro inverno.
Abbarbicate
lungo i fianchi scoscesi del
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| Ho intrecciato i miei crespi capelli,
catturando là tutto il mio dolore.
Lo lascerò andare
al primo soffio del maestrale.
Io, nera come la notte che avanza,
ho salutato la mia pallida stella
e i resti del mio villaggio
sottratti alla vista da
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| Facisti na nuttata sana sana a chianciri ‘nsilenziu:
no pû vrazzu ca ti turciu cu forza,
no pi ‘dda manu ca ti tirau pî capiddi
e ti sbattuliau la testa ntâ spaddera dû lettu,
ma p’astutari ‘a so’ vuci
ca ancora ti rintrona nt’aricchi;
pî mali
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